martedì 15 giugno 2010

orfeo:pilot


la ragazza è morta da poche ore, non serve una laurea in medicina per capirlo:

il corpo è ancora tiepido ed il rigor mortis non ha ancora incementato le membra

così giovane, pensa Orfeo avvicinandosi

le sfiora una ciocca dei capelli ed è uno dei più bei suoni che abbia mai sentito

non gli viene in mente nessuno strumento umano che produca un tono simile

(ma del resto pochi dei suoni che sente attraverso le dita si avvicinano a quelli che gli arrivano alle orecchie)

ringrazia il cielo del dono che gli è stato dato e fa scivolare due dita sul collo della ragazza assaporandone la melodicità

esplora il corpo suonandolo come un violinista con uno stradivari fra le mani

completamente estasiato dal vigore e la giovinezza delle pallide membra che ha davanti

affonda il viso fra i capelli rossi della ragazza e inala l'odore del natron

vedete, non si può lasciare un cadavere così come sta':

prima di averlo per se bisogna prepararlo

e con così tanta dolcezza Orfeo prepara le sue amanti...

tra olii, essenze e profumi dolcissimi le immerge con reverenza

per poi lavarle, pettinarle e vestirle con gli abiti più sfarzosi

quando sono pronte le adagia fra lenzuola di seta e ne contempla la bellezza

ma come tutti noi anche lui è umano

ed ogni essere umano o animale... qualsiasi creatura con un cervello, per quanto sia piccolo, desidera contatto

brama l'unione con un altro della sua specie...

ma anche non necessariamente della sua specie...

ma non divaghiamo in perversioni diverse da quella che ora abbiamo davanti agli occhi.

quel che conta è l'agonizzante lentezza con cui Orfeo sveste la ragazza ridisegnandone il corpo con carezze e baci

fino a quando ne memorizza ogni millimetro, ogni curva, ogni più piccola variazione di suono.

col capo adagiato sul ventre della ragazza segue il percorso del suo dito fra i seni candidi pensando a quel che lei gli vuole dire

la pelle freme sotto il polpastrello, geme quasi, raccontandogli i suoi segreti più intimi

Orfeo sa, solo sfiorando una persona, ascoltare le storie che il tempo deposita sulla pelle

come un piano le cui corde man mano vanno perdendo l'accordo

così la materia si sgualcisce e reca incisi i segni di ciò che l'ha sfiorata, toccata o ferita

e Orfeo ascolta, ascolta la triste storia del cadavere che ha fra le braccia, ascolta violenze, abusi, vane speranze... e un flebile momento di gioia spazzato subito via da nuovo dolore.

e paura, molta paura, ma Orfeo non se ne cura, accarezza il punto dove il giovane cuore batteva fino a poche ore prima

si crogiola nel desolato splendore di quella ragazza distrutta e frantumata come cristallo rotto in mille pezzi

e quando ha ascoltato abbastanza, intendiamoci: abbastanza non certo per i suoi standard

(ma un lavoro e un lavoro e se gli consente di godersi concerti di tale decadente splendore chi è lui per ribellarsi?)

dicevamo: quando ha ascoltato abbastanza riadagia il corpo fra la seta e con un sospiro si alza dal letto

nella stanza di fianco lo aspetta una donna dall'aria severa e il cuore di ghiaccio.

per un'attimo la guarda misurare a lunghi passi la stanza, così ansiosa di avere notizie sul delitto.

pensa: quanto affanna per vite non sue... quanta inutile preoccupazione e benevolenza

quando la donna si accorge della sua presenza fa per venirgli vicino ma Orfeo la ferma alzando una mano, non vuole certo ascoltare lo stridore delle sua mani sul suo corpo, non dopo la dolce elegia suonata sul corpo della giovane rossa.

ah, a proposito: -è stata uccisa dal suo protettore- dice

-ma non c'è tempo: sa di essere stato scoperto e si sta' preparando a fuggire.

tu corri, vai a prenderlo, nel frattempo io stilerò la lista delle accuse da portare in tribunale-

la donna annuisce brusca e esce dalla stanza.

Orfeo osserva la porta chiudersi, per un attimo comincia a calcolare quanto tempo ha per tornare dalla ragazza fra le lenzuola di seta ma poi scuote la testa e con un sospiro si siede davanti al suo portatile e scrive il rapporto promesso alla donna.

certo è uno spreco enorme ma ci saranno altre occasioni per pensare al piacere, per ora lavoro, lavoro e ancora lavoro.


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